Ci eravamo lasciati in un precedente articolo con tanti dubbi su quest’area. Dubbi inerenti soprattutto all’affidamento che tardava ad arrivare e alla gestione di questo spazio, pronto già da diversi mesi. Dopo mesi di buio, finalmente arriva la notizia ufficiale dell’apertura al pubblico di questo spicchio di centro storico.
Vorremmo cantare vittoria, ma aspettiamo prudentemente l’affidamento e la gestione di questo luogo per farlo. Fin troppe volte le inaugurazioni non sono state seguite dalla cura e dal buon uso di un’area.
Si legge nel comunicato dell’Assessorato:
Sono stati completati i lavori di restauro della Fonderia ed è stata rimossa oggi (l’altro ieri per chi legge, ndr) la palizzata del Giardino della Fonderia alla Cala, restituendo così alla fruizione dei cittadini un nuovo giardino e riqualificando lo spazio pubblico di un’area importante dle centro storico.
“Il nuovo giardino della Fonderia – dichiara l’Assessore Maurizio Carta – insieme ad altri già realizzati ed ai successivi previsti, rappresenta un importante passo della riqualificazione del tessuto connettivo della città antica, immaginando un recupero fatto anche di percorsi pedonali alberati e piazze che permettano di percorrere tutto il centro storico secondo direttrici separate dal traffico veicolare, agevolando l’accelerazione del recupero di ampi comparti in cui si è concentrata l’attività di recupero edilizio, sia pubblica che privata, ma in cui manca ancora il progetto dello spazio pubblico, oggi uno degli obiettivi maggiormente condivisi”.
Il giardino di piazza Fonderia, aperto oggi alla fruizione pubblica, è uno dei capisaldi di un rinnovato interesse ed una più incisiva azione di rigenerazione architettonica, sociale ed economica dell’Amministrazione nei confronti del Centro Storico, parte importante del futuro della Città.
Nei prossimi giorni per ufficializzare l’apertura al pubblico verrà organizzato un evento che annuncerà il programma culturale che si svolgerà nello spazio restaurato della Fonderia, nuovo luogo della rete culturale del centro storico.
Di seguito alcune foto di questa estate, quando già si aspettava il giorno dell’apertura.
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questo giardino è una perla di una fragilità unica, in una zona in cui avrà breve durata. Già appena tolta la recinzione si è già ridotto a mondezzaio. L’architetto che l’ha progettato l’ha dovuto curare sino ad oggi, perché per mancanza di soldi non hanno messo nemmeno l’impianto di irrigazione e le piante rischiavano già di morire tutte questa estate. L’unico modo per tenerlo in vita è fare sensibilizzazione con la cittadinanza, altrimenti questi qui si scippano tutte le piante tempo niente. Tra l’altro l’architetto auspicava che lo spazio fosse adibito a caffè letterario, in modo da mantenere il decoro dell’area, invece a quanto pare il nostro carissimo Diego Cammarata “sapeva già a chi darlo”. La solita spartizione tra amici e amici di amici. Ragazzi cerchiamo di fare qualcosa per questo meraviglioso giardino perché altrimenti sarà uno degli ennesimi sforzi inutili per cercare di rendere questa città più dignitosa. Tra l’altro ha pure un valore affettivo, perché è stato fatto in memoria della figlia scomparsa dell’architetto che l’ha progettato
Quoto in pieno. Purtroppo il quartiere non è dei migliori e ci sono molti che al posto del giardino avrebbero voluto un bel posteggio per farci “lavorare” i propri figli o mariti… Ma ci sono anche quelli che sono contenti della riqualificazione (purché la curino anche dopo l’inaugurazione) e su questi bisogna puntare. La realtà di quella zona è piena di bambini col papà in carcere, che cercano di imparare il mestiere di posteggiatore abusivo (quando non quello del padre) e scuole con le grate alle finestre e continui sequestri di coltelli; ma allo stesso tempo vi dico che ci sono molte associazioni che operano nel sociale e cercano di far conoscere a queste famiglie un modo di vivere diverso. Sarebbe auspicabile che venissero coinvolte nella gestione di questi spazi ritrovati. Ma se il sindaco “sa già cosa fare” allora stiamo a posto…
Black cosa hai in mente quando dici “Ragazzi cerchiamo di fare qualcosa per questo meraviglioso giardino”? 😉 ripulirlo quando sarà sporco come abbiamo fatto in via Magliocco o hai delle idee preventive? come ad esempio suggeriva fabdel se non erro, vedrei benissimo una elegante cancellata nera stile parchi di Londra, così la sera l’area non verrà invasa dai clienti di “Ganci” e dalle prostitute…
freddie intendo che, tempo permettendo, dovremmo coinvolgere i cittadini del posto e far capire loro che quello che hanno appena inaugurato è un’oasi in mezzo al deserto, e che devono fare di tutto per prendersene cura, come se si trattasse di casa loro. Se non cominciano a ragionare da persone civili, il giardino sarà distrutto tempo niente, e il lavoro, i sacrifici e la passione di chi ci ha messo mano, andranno vanificati. Di certo non aspettiamoci nulla dall’amministrazione, che lo vede solo come l’ennesima torta da spartire. Una cappa di vomito pende su questo giardino, facciamo in modo che i tentacoli stavolta non arrivino a prenderselo
Come scritto nell’articolo, non c’è bisogno di guardie e poliziotti, qualora l’area venisse affidata ad un utilizzo mirato.
Il Kalesa, ad esempio, è lì in zona, e anche se è un luogo “al chiuso” è frequentato da determinate persone ed è tenuto come un gioiello.
Occorre che la piazza viva di luce propria, e che i suoi frequentatori curino per primi il suo decoro.
Poi, certo, qualche pattuglia che ogni tanto passi di lì a fare multe a chi sporca o deturpa non sarebbe male, ma così chiediamo la luna.
sarò polemico ma un modo potrebbe essere quello di far lievitare talmente tanto gli affitti nella zona, da buttare letteralmente fuori casa tutti quegli incivili che abitano le zone del centro storico. andando ad una proposta sensata, si potrebbe fare volantinaggio nelle cassette della posta delle abitazioni del quartiere
@Andrea
credimi che l’inciviltà non dipende dall’estrazione sociale, moltissimi che fanno parte della cosiddetta “Palermo bene” fanno altrettanto schifo
secondo me non fanno “altretanto schifo”, ci sono i porci anche lì ma la concentrazione è di gran lunga minore
altrimenti non si spiegherebbe per esempio come mai la raccolta differenziata funzioni solo nella “palermo bene” come ci fu confermato dall’amia tempo fa
ma se queste persone non capiscono nemmeno che l’avvento dei turisti in città (e nello specifico nella zona dove loro abitano, ossia nel centro storico) significherebbe molti soldi -significherebbe anche altro di positivo, ma ragioniamo per qualche momento come loro-, come possono ritenere giusto salvaguardare un giardino, colpevole tra l’altro di aver levato spazio a LEGITTIMI posteggiatori, LAVORATORI ONESTI? Purtroppo io sono sempre dell’idea che in posti come Palermo la repressione sia l’unica via: ma chiedere interventi forti e decisi dalle forze dell’ordine è, come ha detto Portacarbone, chiedere la luna
Vorrei sommessamente ricordare lo stato in cui versava villa Sperlinga, in pieno centro della “palermo bene”, prima dell’apertura delle Cuba. Ricettacolo di tossico dipendenti la sera e immenso gabinetto a cielo aperto per cani la mattina.
Le persone non nascono più fanghi di altri, è la cultura, o la totale assenza come in questo caso, che li rende “fanghi”.
Io abito a pochi passi da questo giardino (dopo aver vissuto vent’anni nel quartiere libertà) e in questi giorni ho visto la gente del posto che aiutava gli architetti per completare le rifiniture e il posteggiatore del luogo che soccorreva il giardiniere per riempire la vasca interna.
La mia non è un’apologia del centro storico, visto come oasi felice, voglio semplicemente far notare come la soluzione non sia il razzismo sociale e buttarli tutti fuori, (se mi aumentano ancora l’affitto me la prendo con voi…) bensì creare una coscienza sociale attraverso la cultura.
roaccia, la cultura (qualsiasi tipo di cultura, persino quella tradizionale) non è considerata un valore dalla stragrande maggioranza di queste persone; come si può dunque “creare una coscienza sociale” attraverso essa? Non si può. L’unica “cultura” di cui si tiene conto da quelle parti è quella del denaro, ma non si può definire in effetti “cultura”, in quanto singolo elemento.
sono stato ieri sera nel locale che cè di fronte il giardino (ovvero il calamuri) e ho visto che la palizzata era stata già tolta ed il giardino era illuminato, pulito e il verde ben curato. ora non so tutto ciò quanto durerà però ho visto pure che il titolare del locale ha messo dei tavolini sul marciapiede dal lato del giardino e ha messo anche dei cestini e lui stesso tiene pulito il circondario facendo raccogliere ai suoi dipendenti le bottiglie i bicchieri e quant’altro. nonostante ieri sera ci fosse tantissima gente nella piazza, il giardino si è mantenuto pulito (almeno fino a quando c’ero io) quindi sono dell’idea che bisognerebbe affidarlo a dei privati (anche a delle associazioni) che sono gli unici che hanno l’interesse (economico) a mantenerlo pulito e curato.
Bisognerebbe fare come fanno al nord in cui le aiuole e i giardini sono affidati alla cura dei privati che in cambio si fanno pubblicità piantando un cartello con su scritto “spazio verde curato da …”. Ad esempio per piazza Fonderia il Calamuri potrebbe essere un ottimo candidato. C’è anche da dire che al nord curare uno spazio verde è un’ottima pubblicità perchè la gente ci tiene molto mentre quì da noi non so quanto la cosa possa essere apprezzata.
si’ ad affidare sorveglianza e gestione ai privati.
ragazzi, basta sparare a zero sui ceti meno abbienti.
in questo blog spesso ce la prendiamo con gli ambulanti, con la gente che non ha soldi, coi disoccupati, coi piccoli negozi. sognate una citta’ piena di macchine dirette ai centri commerciali in periferia, e mentre il centro langue e si svuota, il traffico aumenta e l’infelicita’ pure. bisogna ripartire dagli abitanti del luogo, consegnare loro delle case ristrutturate e degli spazi dove camminare o giocare. secondo molti studi, sono degrado ed emarginazione a creare delinquenza e vandalismo. e’ una strada dura, ma dobbiamo batterla. la mafia si sconfigge anche cosi’, dando delle alternative a chi non ne ha.
quando una cosa e’ bella, e piazza fonderia lo e’, sono gli stessi cittadini a difenderla.
Io invece la trovo un’ottima idea. I privati saprebbero sicuramente fare di meglio .. del resto il comune di Palermo non è in grado di garantire la pulizia della nostra città .. non so se vi siete accorti, ma le strade sono di nuovo SOMMERSE dai rifiuti .. e, il colmo dei colmi, si preannuncia un nuovo sciopero!!
io non capisco come facciate ad essere così sicuri dell’equivalenza “privati=efficienza/pulizia/progresso”. Ma i locali (di fatto privati) che ci sono in questa città -ristoranti,pub,cinema,teatri,ecc.- vi sembrano puliti o ben gestiti? In tutti i posti -anche dispendiosi- che ci sono a Palermo vi trattano bene, mangiate bene, vi sentite a vostro agio? Io no, e vi posso assicurare che non sono una persona che sta attenta al “lusso” e a queste fissarìe qua, quindi il punto è proprio la mancanza della qualità e della cortesia/efficienza di base. COmunque, il punto finale del mio discorso è che -ripeto- affidare una qualsiasi gestione ai privati non significa necessariamente migliorare la suddetta gestione.
L’affermazione pura e semplice che il “privato” sia migliore del “pubblico” mi pare, francamente, inaccettabilmente assiomatica e fideistica.
Il “privato”, a mio parere, può funzionare solo in un regime di vera concorrenza, dove esistono ferree legislazioni anticoncentrazione (trust) e che impediscano “patti di cartello” (lobbing); ma, da questo punto di vista, l’Italia è, però, probabilmente, più arretrata dell’America Latina.
Le Poste e Telegrafi ora si chiamano Poste Italiane S.p.A. Ho personalmente verificato (“posta centrale”, via Roma) che il servizio è nettissimamente scaduto (anche in termini di professionalità).Amat, Amg e Amap sono (nominalmente) delle S.p.A. Funzionano meglio di quando erano totalmente municipalizzate?
Perché la “privatizzazione” abbia un senso occorrono più “attori” sullo stesso territorio che veramente vogliano “strapparsi” l’un l’altra l’utenza. Se così non è, si hanno soltanto dei monopolisti “non pubblici” che penseranno/pensano soltanto a lucrare il più possibile su servizi indispensabili. Ad esempio, veramente c’è chi crede che la “privatizzazione” dell’erogazione dell’acqua (bene primario) si rivelerà un vantaggio per i cittadini? Non sarebbe più serio intaccare la vastissima sacca di elusione del pagamento delle bollette o mettere mano agli acquedotti colabrodo?
Si fa prestissimo a dire: privatizziamo! Più arduo è mettersi a ragionare su una vera e sana economia di mercato che – la recentissima crisi finanziaria lo dimostra meglio di qualunque trattato – non può significare liberismo “anarchico” e “selvaggio”, ma va regolamentata (ovviamente, per far questo, occorre una classe politica di livello adeguato, di cui, mi pare, però, che in Italia e nella nostra “felicissima” Palermo non c’è neppure traccia).
@Antonio: le poste, amat, amg, amap sono aziende pubbliche (così come anche le ferrovie dello stato).
Il fatto che utilizzino gli strumenti messi a disposizione dal diritto privato non le trasforma automaticamente in aziende private.
è la proprietà quella che conta, non la forma giuridica.
Caro Marcozs,
a parte il fatto che nel mio precedente post ho scritto che le ex/attuali “municipalizzate” sono NOMINALMENTE delle S.p.A. (come poi e da chi siano scelti/cooptati i loro consigli d’amministrazione è il classico segreto di Pulcinella), non era certo questo l’elemento centrale del mio contributo alla discussione, ma, semmai, il tentativo di confutare la miope semplificazione “privato è bello sempre e comunque”. Peraltro la Sua giusta osservazione sul “diritto privato” rafforza la mia idea che l’Italia non sia un paese capitalistico minimamente serio: in quale altra nazione occidentale è possibile trovare delle S.p.A. con tutti i “vizi” – finanche enormemente accresciuti! – delle società di diritto pubblico di cui sono filiazione? In ogni caso, il monopolio – sia esso “pubblico” o “privato” – di servizi a rete e a consumo
La ringrazio dell’attenzione che ha voluto riservarmi.
Saluti, Antonio Beccadelli
La frase “monca” del mio precedente post (#19) deve intendersi: In ogni caso, il monopolio – sia esso “pubblico” o “privato” – di servizi a rete e/o a consumo non si rivelerà mai un “buon affare” per i cittadini-utenti.
a piazza fonderia è stato realizato un progetto architettonico scadente.
innanzitutto un restauro falso, è stato trattato un pezzo di uno spazio che era interno, come se fosse la facciata di un palazzo nobiliare.
orribili infissi in alluminio anodizzato nero, dal disegno che devasta la forma dell’arco in cui sono inseriti. stranamente la sovrintendenza proibisce l’alluminio in centro storico a tutti, e poi cambia quando il progetto è delle amministrazioni.
per non parlare del giardinetto, un parziale finto antico, vagamente ispirato al modernismo catalano senza averne l’eleganza e la perizia tecnica.
progetto affidato ad un architetto di tale fama al quale non risulta attribuita alcuna realizzazione prima di questo…
ma prima o poi in questa città chiederemo qualità?
si prega di notare, in fotografia nove, un poderoso stratagemma architettonico anche noto col nome di “cesso del gommista”. trattasi di piccolo volume ad angolo che ospita servizi igienici che, nella disperazione del progettista, va ad occupare un angolo del volume interno, finendo per risultare come elemento più notevole di tutto il congegno architettonico.
detto “del gommista” (o del meccanico, dell’elettrauto…) in quanto inventato in prima mano per fornire di adeguati servizi igienici officine precedentemente prive degli stessi.
un pregiato esempio di colta citazione dalla storia dell’architettura.
i complimenti di panormocritico all’architetto piraino…